Quando esisteva la solidarietà (di Mariano Orsi)


Giorni fa parlando con un mio paesano,di qualche anno più anziano di me,siamo finiti sul discorso solidarietà.

Parola quasi sconosciuta per i nostri vecchi ,ma che esisteva di fatto nella vita di tutti i giorni.
Naturalmente sono rimasto un po' sorpreso dai discorsi che ascoltavo ,ma pensando bene e tornando con i ricordi alla mia infanzia ,con il suo aiuto,ho compreso cosa veramente fosse la solidarietà di paese.In maniera particolare di Gorfigliano....

Raccontando episodi della sua gioventù  e con nomi ad ambedue conosciuti,parlando dell'immediato dopo guerra e anni cinquanta/ sessanta ,mi diceva che il suo compito giornaliero era in massima parte di accudire ben due mucche da latte.Cosa che io ricordo bene,poiché io ho preso il latte con il famoso "bricco" per anni da sua madre.

Ebbene la mattina ,una davanti ed una dietro,legate per le corna come si usa ancora oggi nelle campagne, venivano portate al pascolo attraversando il piano di Gorfigliano,allora molto florido e tutto coltivato, ora,mi diceva: "Quella  davanti la controllavo bene ma quella dietro ogni tanto allungava il collo e rubava una boccata buona, fosse una pannocchia di granturco o una  boccata di grano o anche solamente erba da fieno,venivo avvistato senza sconti dal proprietario.
E non si poteva far a meno di litigare al ritorno la sera a casa.
Il proprietario chiaramente aveva già contattato il capofamiglia e pretendeva il risarcimento dei danni ,magari il triplo del dovuto ,e li',giù litigate con minacce di sfracelli se non arrivava il risarcimento"

Poi la mattina,prima di partire per la cava gli stessi che la sera prima avevano litigato per un paio di pannocchie di granturco ,insieme come fratelli,avevano già vangato il campo del vicino ,per poi la mattina dopo vangare il proprio,tutti insieme ancora una volta,ed era così per tutti....

E così succedeva per le nuove costruzioni.
Non c'erano trattori in paese,e  al ritorno dalla cava ognuno si caricava una pietra o due e la depositava sul posto dove doveva sorgere l'abitazione dell'aiutato di turno.....

E magari la sera ancora litigate per una ragione qualsiasi,poi in caso di bisogno tutti fratelli ancora.

Strano modo di essere solidali,ma questa era la vita di quei tempi e questa era la vera solidarietà tra paesani.Perlomeno così era a Gorfigliano.

Ricordo molto bene, durante la mia permanenza a Gorfigliano e cioè fino agli undici/ dodici anni circa, nelle sere estive era un divertimento andare ogni sera in una abitazione diversa, tutti a "spitolare" come si diceva, il granturco ,che veniva prima battuto con una mazza di legno poi ciò che restava "spitolato" appunto a mano.


Per i grandi ,come retribuzione,c'era forse un bicchierotto di vino,per noi piccoli solo il divertimento e l'ascolto delle varie storie raccontate con maestria,ora da uno ora dall'altro dei partecipanti.

Si viveva con più semplicità una vita dura ma più vera.Naturalmente i litigi avvenivano sempre per questioni di prodotti della terra, erano appunto le poche risorse della povera agricoltura che aveva una importanza fondamentale per le famiglie. E chi aveva più terreni e più braccia aveva una vita migliore.

Ricordo con nostalgia un grande ciliegio in fondo al prato dietro casa ,ciliegie marchiane, come le chiamavano in quei tempi.Aveva una chioma immensa ed una produzione di frutti enorme.
Mio nonno Giannin se la guardava con amore con l'immancabile toscano in bocca,fumato a rovescio e cioè con la brace dentro la bocca.Vizio preso in trincea durante i suoi lunghi anni di guerra.

Se la guardava ,dicevo,e nessuno poteva salire a raccoglierle solo un vicino di casa e mio coetaneo Luigi .
-"Nonno perché solo il Luigi?" chiedevo io.
-"Perché quigh'jaltri m' trounch 'no i rami,no enn boni" (Perché gli altri spezzano i rami, non sono capaci)
Mi sono commosso il giorno che fu deciso di abbattere simile gigante,pensando che se il Giannin fosse stato ancora in vita nessuno,dico nessuno,avrebbe mai potuto far male "a la ceregia n' fondo  l'orto" (al ciliegio in fondo all'orto).

Che dire ancora ,cose di una volta.Oggi anche volendo non si potrebbe più vivere in tal maniera.I vecchi passano i propri giorni con i propri ricordi che pare non interessino più a nessuno,i meno vecchi le giornate al bar, con discussioni a non finire per la partita a carte. E i giovani? A parte pochi giorni all'anno, in occasioni speciali,si devono accontentare di tutto.

Cioè ,hanno tutto, perciò niente,solite comodità,utili, inutili,assurde, costose, molte e svariate ma la più assurda e inutile resta la noia, la solitudine,anche se in branco.....


E allora io dico ai giovani del mio paese; uniamoci ,voi giovani con la forza e l'energia dei vent'anni ,noi meno giovani e cioè non ancora vecchi, con consigli e quanto  altro possiamo darvi e proviamo a creare qualche cosa di utile alla comunità,al paese ,agli abitanti tutti.

Troveremmo motivi validi di passare il tempo libero, un altro genere di divertimento,ormai la discoteca ed altri divertimenti stanno uscendo dalla serata della gioventù.
Sono ormai passatempi obsoleti.Proviamo a lanciare una nuova moda,un nuovo divertimento: La cura e lo sviluppo del paese,dello spazio proprio di ognuno di noi e dei (NOI)futuri.

Orsi M.

1 commento:

  1. Bella sfida, vediamo se qualcuno avrà la forza o il coraggio di accettarla!

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