UN SASSOLINO NELLA SCARPA ... di Mariano Orsi


Mariano Orsi (nella foto), ci manda un pezzo che dal mio punto di vista potrebbe far riflettere. Mariano si pone delle domande, descrive la bellezza del panorama, della struttura della Chiesa Vecchia.


UN SASSOLINO NELLA SCARPA ...

Spesso, per quanto lo permette il tempo libero, vado su alla "chiesa vecchia", come i miei paesani chiamano il castello di Casa o perlomeno penso che così si chiami, ma il nome ha poca importanza, il fatto certo è che si tratta di uno dei più bei siti che si possano visitare nei nostri luoghi e, senza paura di passare per campanilista, penso che farebbe la sua figura anche nei confronti di molti siti molto più titolati. 

Quello che scaturisce dal vedere la chiesa vecchia, una volta sul posto, è un senso di austerità, di pace, di serenità che solo in pochi posti capita di provare. La maestosità del campanile che domina la valle del lago, l'austerità della chiesa grande, la semplicità della piccola cappella a cui oggi si è aggiunta la bellezza e la varietà degli oggetti esposti nel nuovo museo, donato alla comunità da quel grande Gorfiglianese, di cui mi vanto di essere stato amico, che si chiamava Olindo Cammelli, fanno sì che, al momento del ritorno, un po' di cuore resti sul colle di Casa. Anche il fatto che la ristrutturazione sia avvenuta dopo un lungo e duro lavoro svolto interamente dal volontariato (durato dicono ventiquattro anni) e a cui più o meno tutti, paesani e non, hanno partecipato con spirito di sacrificio, ed ognuno alla propria maniera, fa onore ad un paese che ha dimostrato la sua forza,quando si è mosso unito. 

Ora, con questa lunga premessa che ha voluto anche essere un inno da parte mia a uno dei luoghi a cui sono affezionato in maniera particolare, mi domando: "Ma è finito l'amore per il colle di Casa? Che i miei paesani si siano un po' stufati o perlomeno abbiano fatto una tale assuefazione ad avere lì, sopra le teste, il colle di Casa tanto da averlo quasi abbandonato nuovamente?".
Perché il fatto che a me irrita è che, ultimamente, ai visitatori che salgono spesso lassù ... se nessuno telefona ad un certo numero e se il titolare del telefono per caso non è in zona ... non è consentita l'entrata in nessuno dei luoghi da visitare, con conseguenza di lamentele, irritazioni e, aggiungo io, perdita di serietà, ma soprattutto mancanza di rispetto di quanti, in qualsiasi maniera, hanno partecipato negli anni a far sì che Gorfigliano fosse orgoglioso del suo paese vecchio. 

In molti pensano che io sia un non Gorfiglianese, ma pur essendo emigrato anni indietro in Versilia per lavoro e per bisogno, ho conservato l'amore per il mio paese natale e per il suo dialetto tanto che, senza paura di essere smentito, mi sento più Gorfiglianese di qualche abitante del paese, che da lì non si sia mai mosso e perciò niente può sapere di cosa sia la nostalgia di una sana parlata in dialetto.
Ora io mi chiedo: "Possiamo riuscire a dare un aiuto ai pochi che si danno da fare per mantenere le cose a posto, evitando così il rischio che tutto ricada nell'abbandono? I giovani di Gorfigliano vorranno un giorno mostrare ai figli ciò che i padri hanno mostrato a loro? Vorranno ancora per molti anni andare fieri del colle di Casa?". Io credo di sì. E allora il mio appello spero che non vada perso. Da parte mia farò quello che posso, anche perché oltre all'età, devo fare i conti anche con un nuovo amico che si chiama Parkinson e che io, affettuosamente, chiamo Parky.

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