Riporto qui, come da originale, la risposta del Sindaco Poli al mio articolo dell' 8 agosto Gorfigliano: un paese abbandonato a se stesso. Come si può notare l' intervento del Sindaco è datato 18 agosto e non posso assolutamente addossarmi la causa di una sua pubblicazione a quasi 10 giorni dalla sua stesura. Evidentemente il mio nuovo pezzo Non raccontateci delle fesserie deve aver smosso un qualche cosa. Come si potrà notare, e voglio precisarlo, la risposta istituzionale è arrivata immediatamente dopo la pubblicazione del mio ultimo articolo. Non voglio assolutamente creare chissà quale caso dietro a questa piccola curiosità, e credo, anzi ne sono convinto, che tutto ciò sia dovuto a una piccola distrazione, ma è bene essere precisi. Ringrazio davvero tanto Poli, indubbiamente consapevole che questo giornale sia letto da tutta la popolazione e da altre migliaia di persone ogni giorno, per la sua disponibilità. A fronte di questa sua prima risposta, voglio metterlo a conoscenza che la discussione si sia elevata però ad un altro livello e che questa sua analisi arrivata, come già detto, solamente oggi, deve essere aggiornata, in quanto quello che dichiara, a questo punto, non sembra risultare soddisfacente. Ringrazio ancora sottolineando che l'amministrazione comunale, qualora voglia davvero costruire numerosi posti di lavoro, possa sostituirsi ad un'azienda vera e propria controllando addirittura l'intero mercato locale, e di questo, senza alcuna ombra di dubbio, il Sindaco ne è a conoscenza. Naturale, prima però bisogna armarsi di coraggio ed andare in netta contrapposizione alle politiche adottate sino ad oggi, per prima cosa bisogna abbandonare i sicari dell'ambiente e del lavoro e schierarsi dalla parte dei lavoratori. Buona lettura.
Minucciano, 18.08.2014
Caro
Alessandro,
ho letto con
interesse il Tuo articolo dal titolo “Gorfigliano, un paese abbandonato” che,
prima ancora di ogni valutazione di merito, lascia trasparire un file rouge che ci accomuna: il grande
amore per la Tua
– la Nostra –
Terra.
È per questo
che rispondo con piacere anch’io alla Tua sollecitazione, dopo le interessanti
risposte che già Ti hanno dato alcuni miei compagni di Amministrazione.
Anche se,
nell’articolo che riscontro, l’attenzione è focalizzata su Gorfigliano (la
realtà sociale ed economica più importante del territorio), le problematiche
ivi evidenziate sono le stesse di tutto il Comune.
Anzi: prima
ancora e più ancora, di tutta la
Garfagnana e di tutte le aree montane della Toscana.
La questione
che Tu affronti, infatti, non è locale e, cercando di non dilungarmi troppo
senza però banalizzare, posso dire che il problema occupazionale nelle nostre
terre nasce essenzialmente con lo sviluppo industriale, che ha portato
all’abbandono dell’agricoltura e della pastorizia e alla ricerca di lavori
remunerativi, con conseguente spopolamento dei paesi delle montagne per un
crescente inurbamento e una incontrollata emigrazione.
A tale
generale tendenza, nella nostra realtà e con specifico riferimento alla
lavorazione delle cave, si sono aggiunti due ulteriori fenomeni.
Da un lato, la
meccanicizzazione crescente delle lavorazioni ha comportato che, se prima degli
anno ’70 per estrarre un certo quantitativo di materiale ornamentale servivano quindici
operai per tre mesi, ora ne bastano tre per due settimane: l’effetto sul piano
occupazionale è immediato ed intuibile.
Dall’altro
lato, i costi per l’estrazione e la lavorazione del marmo sono tali che hanno
indotto tutti gli imprenditori (nota bene: non solo i “padroni” che vengono da
fuori, ma anche le cooperative locali che negli anni si sono susseguite...), di
pari passo con lo sviluppo dei sistemi di trasporto, ad esportare la
lavorazione: dapprima, il fenomeno è stato locale e la lavorazione veniva
spostata verso Massa e Carrara, quindi si è esteso, a tal punto che anche chi
estrae marmo lì ha preferito esportare la lavorazione addirittura all’estero.
E qui, la
ragione è soprattutto infrastrutturale e relativa ai costi della mano d’opera.
La convergenza
dei fenomeni sopra brevemente riassunti, unita all’inconvertibilità industriale
dei nostri territori e alla mancata scommessa degli Enti sovraordinati (Regione
Toscana su tutti) su economie alternative (turismo, agricoltura di qualità,
ecc…), ha determinato una sempre crescente carenza di possibilità occupazionali
in loco con conseguente decremento
demografico e vitalità dei centri abitati.
Fatta questa
analisi generale, posso convenire sulla conclusione “Gorfigliano, paese (e,
lasciami dire, Comune di Minucciano intero) abbandonato”?
Credo proprio
di no.
In questi
dieci anni di crisi, il Comune di Minucciano (a differenza di quanto hanno
fatto tutti i Comuni di dimensioni comparabili) ha convogliato sul territorio
lavori pubblici per 30 milioni di euro, che hanno salvato molti posti di lavoro
altrimenti a serio rischio nei settori dell’edilizia e della forestazione ed
hanno consentito a molte famiglie di vivere (e rimanere…), grazie all’indotto
realizzato.
Sono state
realizzate opere volte alla riqualificazione urbanistica del territorio, al suo
sviluppo turistico, alla creazione di centri di aggregazione sociale.
Basti pensare
ai lavori sul Lago di Gramolazzo, ai nuovi impianti sportivi a Gorfigliano, al
CIAF realizzato al Cinema Pancetti, alla Chiesa Vecchia e a tutte le realtà
del’Ecomuseo, ai lavori di manutenzione effettuati in tutte le frazioni (ed in
special modo proprio a Gorfigliano): asfalti ecologici e non, parcheggi, illuminazione,
staccionate, guard rail…
E nello
specifico delle cave: la nostra attenzione è sempre stata prioritariamente incentrata
su quello che – ancora oggi – è il volano più importante dell’economia locale.
A Gramolazzo,
unico in Toscana, è stato realizzato il Polo Tecnologico per il Lapideo e
l’incubatore di impresa, dove a condizioni particolarmente agevolate e con
servizi all’avanguardia possono incubarsi, nascere e svilupparsi piccole
aziende, proprio con particolare riferimento al settore della lavorazione del
materiale lapideo.
A Minucciano è
stata concepita e realizzata la
MI.GRA. srl, società che fa economia attiva utilizzando lo
scarto dell’escavazione, tramite la ripulitura dei ravaneti, realizzando una
positiva sintesi tra esigenza di preservazione e ripristino dell’ambiente ed
incremento occupazionale.
A Pieve San
Lorenzo è stato realizzato il Piano Caricatore, che permette di spedire a mezzo
rotaia la gran parte del prodotto realizzato da MI.GRA.srl, altrimenti ormai bloccato
su strada: questo consente al nostro frantoio di lavorare e alle imprese di
escavazione di non accumulare scarto nei ravaneti, cosa che, altrimenti, ne
avrebbe ormai decretato la effettiva e reale fine.
Quanto
realizzato in questi ultimi anni, ha consentito la prosecuzione di una economia
che, complessivamente, fra diretto ed indotto, nel settore lapideo a Minucciano
conta quasi un centinaio di occupati.
Una economia,
si badi bene, che senza tali interventi oggi sarebbe praticamente finita.
E quanto sopra
non è stato il frutto di occasionali opportunità che gli Amministratori di
turno hanno colto; è stato il frutto di un costante e complesso lavoro mirato
proprio a consentire al settore lapideo, pur nel tentativo di far emergere
anche economie alternative, di rimanere la punta di diamante della nostra
società.
Può dirsi,
allora, specialmente sotto il profilo occupazionale nel settore lapideo,
“Gorfigliano, paese (e, lasciami dire, Comune di Minucciano intero)
abbandonato”?
Sinceramente,
credo proprio di no.
C’è ancora un
punto, che mi preme toccare: nel Tuo articolo, poni l’accento sulla necessità
di costringere i “padroni” a lavorare in
loco il marmo, necessità che negli anni il Comune avrebbe tradito.
Certo, il
Comune avrebbe potuto imporre, contrattualmente o per regolamento, tale obbligo.
Con quale
risultato? Presto detto: avremmo assistito alla fuga di tutti gli imprenditori,
verso quelle realtà dove tali obblighi non c’erano.
I costi,
infatti (soprattutto sul nostro versante delle Apuane) sono tali che se non si
fosse trattato di un obbligo esteso a tutto il comparto, avrebbe determinato
l’abbandono delle nostre cave: con un effetto contrario a quello auspicato, anche
in termini occupazionali.
Per anni,
però, l’Amministrazione comunale di cui ho fatto parte ha “predicato” agli
imprenditori del marmo non la necessità, ma l’opportunità della realizzazione
di una filiera corta, con un importante aumento della lavorazione in loco del prodotto, intravedendo in tale
percorso uno dei pochi scenari possibili per la sopravvivenza della stessa
attività estrattiva del marmo, tanto da sollecitare la fondazione (poi in
effetti avvenuta) di un Consorzio fra le Ditte di escavazione del territorio,
per la valorizzazione del prodotto locale e la realizzazione della filiera
corta.
E quando la Regione Toscana ha messo mano
al PIT con valenza di Piano Paesaggistico (nel suo complesso, uno strumento
sproporzionato ed indebitamente repressivo dell’attività estrattiva), su
iniziativa del Comune di Minucciano e di altri Enti locali, ha inserito
l’obbligo – per tutto il comparto – di lavorazione del prodotto in filiera
corta: oggi, quindi, diventa finalmente possibile – anzi: tendenzialmente obbligatorio
– quanto da Te (e non solo) auspicato.
Quali sono le
direttrici della nuova Amministrazione Comunale sotto il profilo occupazionale?
È presto detto.
Il Comune, ovviamente,
non può imporre ai privati livelli occupazionali, non può imporre aperture di
attività, non può sostituirsi al privato, unico soggetto titolare del diritto
di iniziativa economica.
Il Comune (con
le sempre più limitate capacità economiche che lo Stato gli consente), può e
deve favorire tale iniziativa; può e deve fungere da volano per la percezione
di finanziamenti; può e deve creare le migliori opportunità perché i privati
possano realizzare impresa, attività economica e, in definitiva, occupazione.
Per questo le
nostre priorità, in estrema sintesi, sono: valorizzazione del settore lapideo
(con speciale riferimento alla realizzazione della filiera corta,
all’implementazione delle attività nell’Incubatore e allo sviluppo di nuovi
mercati per i prodotti di MI.GRA. srl), valorizzazione delle principali
attrattive turistiche del territorio (Piana di Gorfigliano, Lago di Gramolazzo,
Valle di Orto di Donna, Monte Argnegna, Ecomuseo) e riqualificazione dei centri
urbani; sviluppo di agricoltura sostenibile e di qualità, conversione verso energie
rinnovabili.
Questo, con la
consapevolezza della difficoltà del momento, ma con la speranza di poter
effettivamente contribuire a determinare una inversione di rotta rispetto alla
generale condizione di crisi, soprattutto delle periferie.
E con la
speranza di riuscire a trasmettere meglio all’esterno l’enorme sforzo che ho
cercato in passato e che cercherò nel futuro di infondere in questo tentativo,
in modo che chi ama la Tua
– la Nostra –
terra, possa verificare i progressi che, per il bene di tutti, mi auguro di
poter contribuire a realizzare.
A disposizione
per qualsiasi approfondimento, Ti invio cari saluti.
Il
Sindaco
Nicola
Poli
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