Non credo sinceramente che ci sia una tradizione più antica di questa in tutta la Garfagnana e sinceramente penso che sia fra le più vetuste di tutta Italia, le sue origini potrebbero risalire addirittura 100 anni prima(circa) della nascita di Cristo, ed è così che con questo probabile record che nella notte del 24 dicembre a Gorfigliano torneranno ad incendiarsi i famosi "Natalecci",le imponenti torri di ginepro alte oltre 15 metri costruite secondo un particolare rituale. Da appassionato di storia non ho che potuto studiare questa usanza che affonda le sue radici nella notte dei tempi.
Da tempo immemorabile i contadini di ogni parte d'Europa hanno usato accendere falò in particolari giorni dell'anno, il perchè di tutto questo si deve ricercare in riti pagani sviluppati nella nostra valle prevedibilmente dai Liguri Apuani, molto prima dello sviluppo del Cristianesimo.Questi riti del fuoco avevano due particolari funzioni: la prima serviva da purificazione, bisognava distruggere tutte le influenze negative personali,come streghe,mostri e demoni e anche quelle impersonali, come malattie,fatture e infezioni e quindi attraverso il fuoco, elemento purificatore per eccellenza si distruggevano simbolicamente tutti i dolori e i dispiaceri accumulati durante l'anno e si guardava con rinnovata fiducia al nuovo ciclo delle stagioni che stava per iniziare. La seconda funzione era quella di fare festa al sole,queste cerimonie avevano luogo nel solstizio d'inverno (come oggi a Gorfigliano) quando le giornate piano piano si incominciavano a fare un po'più lunghe, ci si voleva così propiziare attraverso questi fuochi rituali la benevolenza del Dio Sole per assicurarsi la luce del giorno e il suo calore. Molti erano i segnali divinatori che il Dio pagano offriva ai suoi fedeli attraverso il fuoco: dall'intensità dei bagliori delle scintille,dalla direzione del fumo,dal crepitio della pianta di ginepro, si traevano presagi sui raccolti, sulle epidemie e sulle carestie,mentre i tizzoni raccolti il giorno dopo venivano conservati come preziosi amuleti.Da rito pagano a rito simil-cristiano il passo fu breve.Con l'affermazione del Cristianesimo da prima la chiesa cercò di scoraggiare e di proibire questa tradizione del fuoco, non solo in Garfagnana, ma in tutti quei luoghi dove perdurava questa
usanza e fu così che Papa Leone I nel sermone tenuto nel Natale del 460 così diceva:
"E' così tanto stimata questa religione del sole e del fuoco che alcuni cristiani prima di entrare nella Basilica di San Pietro in Vaticano, dopo aver salito la scalinata, si volgono verso il sole e piegando la testa si inchinano in onore dell'astro incandescente. Siamo angosciati e ci addoloriamo per questo fatto che viene ripetuto per mentalità pagana. I cristiani devono astenersi da ogni appartenenza di ossequio a questo culto degli dei".
Ma sappiamo come vanno le cose e come dice un vecchio e saggio proverbio: "Non c'è nemico oggi, che non possa diventare amico domani" e così la chiesa cristiana cominciò ad associare il sole all'immagine di Gesù, si sottolinearono le frasi del vangelo dove Cristo era paragonato al sole, come ad esempio:"Il suo volto somigliava al sole quando splende con tutta la sua forza" (Apocalisse di Giovanni), si adotterà il monogramma IHS inglobato in un sole fiammante, gli ostensori prenderanno la forma di un disco solare e così ancora si potrebbero fare molti e molti altri esempi.
A testimonianza di tutto questo ecco allora entrare in scena Gorfigliano con i suoi Natalecci. Se si domanda oggi a qualche abitante del posto (anche fra i più anziani) quando ha avuto inizio questa tradizione risponderà che non lo sa, perchè probabilmente il tutto ha origine da questi fatti lontanissimi che vi ho appena narrato.Questa cerimonia magicamente vive ancora li e con il passare dei secoli il significato che è stato assegnato a questo rito è stato cambiato per diventare poi quello di riscaldare Gesù Bambino per la sua venuta al mondo. Ma in cosa consistono i Natalecci? Il Nataleccio è una costruzione di forma cilindrica ottenuta conficcando in terra un tronco di legno che nel dialetto locale prende il nome di "tempia" e che può essere di castagno, faggio o cerro, attorno al quale viene "tessuta" una gran quantità di rami di ginepro.Prima di intraprendere la costruzione però viene individuato un posto in alto rispetto al paese da essere ben visibile a tutti e dopodichè comincia il grande lavoro, dove giovani e meno giovani saranno impegnati assiduamente per mesi, sudando e soffrendo.Va raccolto il materiale e costruito il cilindro che di norma può superare anche i quindici metri di altezza per un diametro di tre-quattro metri. L'abilità sta nel rendere il più stabile possibile questa struttura affinché non cada e altrettanta bravura sta nella "tessitura" del ginepro che garantisce una fiamma duratura poichè la fiamma deve durare oltre venti minuti,alta,ben visibile e senza fumo. Questi erano i criteri secondo i quali veniva giudicato il falò vincitore.Si, perchè questa in passato era una competizione fra quartieri (al tempo erano sette),adesso sono tre quelli che tengono ancora viva l'usanza: Bagno, Culiceto e Fanalo. Arriva finalmente così la sera del 24 dicembre e al suono dell'Ave Maria si ha l'accensione dei Natalecci, sempre salutata da scroscianti applausi,urla di gioia e grida beneauguranti che inneggiano al fuoco. Cessate poi le fiamme tutti corrono in piazza dove si commenta l'esito, anche fra vivaci polemiche e anche qualcosa di più...Suggestioni, sensazioni ed emozioni che solo la notte di Natale e la Garfagnana possono dare.
PAOLO MARZI
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