"Pasimata"? No, a Gorfigliano si chiama "Fogaccia"!

Aldilà del fatto se si possa credere o meno a una religione, il periodo della Pasqua a Gorfigliano, perlomeno alla fine degli anni '70 e i primi degli '80, veniva vissuto in maniera particolare. Ricordo ancora, quando i nostri genitori ci "spedivano" a confessarci e a trascorrere ore intere in ginocchio a pregare quello che doveva essere il Gesù morto; inutile obiettare e dire che ci sarebbe piaciuto andare a giocare a calcio, niente da fare, bisognava forzatamente recarsi a rendere omaggio a quella persona, che a loro dire, aveva sacrificato la propria vita per l'intera umanità. E così le brevi vacanze pasquali venivano trascorse tra una messa e l'altra, tra preghiere e l'immagine costante di quell'uomo, che a dire il vero, ai miei occhi risultava essere un rivoluzionario.
Sì, un uomo che si era ribellato, seppur in maniera pacifica -a differenza di Barabba (il guerrigliero)- a tutto il sistema dominante dell'epoca. Insomma, per intenderci meglio, giustificavo quel periodo perché , in un qual modo, giusto o sbagliato, vero o non vero, quell'uomo messo in croce era riuscito a cambiare alcune cose. Sì, le vacanze di Pasqua le trascorrevamo tra preti e preghiere, tra messe e confessioni e guai a non fare così, i "nostri" erano sempre pronti a punirci se non avessimo affrontato il periodo pasquale in quella determinata maniera. Le feste pasquali non erano però caratterizzate solamente da un aspetto religioso, a Gorfigliano, come nel resto della Garfagnana, in occasione di questo periodo venivano effettuate vere e proprie "processioni" verso i forni a legna di qualche conoscente per poter cuocere la "Fogaccia"; nel resto della Garfagnana viene chiamata "Pasimata", e per dire la verità quel nome mi risulta un po' antipatico, non so il perché, forse perché "i miei", i vecchi del paese, tutti i gorfiglianesi l'hanno sempre chiamata "Fogaccia". Insomma, torniamo al punto, come già detto si effettuavano veri e propri raduni intorno ai forni sparsi nelle aie paesane per poter cuocere questo dolce; ricordo benissimo che mia mamma e mia nonna Agnè, in questa occasione, si recavano al "Solcheitto" dal Gioacchìn e la Lidia. Adesso siamo abituati a vedere forni ben fatti, architettonicamente perfetti che tutto sembrano meno che veri e propri forni. No, quello del Gioacchìn era semplice, murato in sassi con una stuccatura "buttata là" così come viene, con una bocca lunga e stretta, ma quello che riusciva a dare quell'umile forno tutto annerito a causa della sua centenaria attività, erano delle perfette cotture. Il profumo che avvolgeva l'intero rione era davvero buono, unico, gorfiglianese. La cottura della "Fogaccia" era tradizione, era un modo per riunirsi, era anche una sfida a chi era riuscito a fare l'impasto più buono, era indubbiamente un fatto di appartenenza a quel meraviglioso Gorfigliano che a noi manca tanto.  

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