Rione Culiceto, partita la stagione. Un po' di amarcord...


Davvero insolito ed ammirevole quello che hanno fatto alcuni ragazzi appartenenti al rione del Culiceto in questo penultimo fine settimana di Novembre: sono riusciti a dare il via alla loro stagione nataleccistica in largo anticipo. Perché insolito? Perché noi culiceti, storicamente, non abbiamo mai avuto la propensione nel cominciare la nostra opera in largo anticipo, tutt'altro. Ricordo ancora, negli anni '80, forse nel 1986 o '87, a una settimana dal 24 Dicembre, sulla Calamaia tutto era fermo, la vecchia tempia era ancora lì, ritta e sorretta dai tiranti arrugginiti dell'anno precedente (anche questo fatto insolito). Fu così, che i "Tre Vecchi", non riuscirono a darsi una spiegazione a tutto ciò: come era possibile che i loro ragazzi quell'anno non avessero ancora percorso la strada che conduceva su al Nataleccio? Armati di buona volontà, delusione, rabbia, perché loro il Nataleccio nell'arco della loro vita lo avevano sempre visto arrampicato lassù su quello sperone di roccia che domina il paese, diedero il via a quella stagione. Dimenticavo, i "Tre Vecchi" erano "Chiodò", "Gioacchìn" e il "Giuglio del Tecchioun". Quel gesto riuscì ad umiliarci, come era possibile che noi giovani, quelli che stavano ereditando un "mestiere" da portare avanti negli anni avessimo potuto mandare in avanscoperta i "nostri vecchi"? Ci fu una reazione generale di tutto il rione, non credevo ai miei occhi: persone che non avevano mai messo piede sopra a quel pezzo di roccia si davano da fare all'impazzata per riuscir a terminare non solo il Nataleccio, ma volevano proseguirne la sua storia. Del resto bisogna ammetterlo, sono certo che tutto ciò verrà condiviso anche da bagnaioli, f'nalesi, dai ragazzi dei Novelli, e da qualsiasi altro natalecciaio: non è Nataleccio se non c'è il Nataleccio. Per Nataleccio mi riferisco indubbiamente a quello costruito sopra la Calamaia (il monte porta il nome Calamaio, ma noi lo chiamiamo Calamaia), tant'è che gli sia stata intitolata una via: "Via del Nataleccio". Quella via, la percorrevo da piccolo insieme al "mì" Ciona e al "mì"Scilla, quando a sei anni mia mamma mi mandava al Nataleccio solamente accompagnato dai miei cugini che potevano tenermi sott'occhio. Mi sentivo un eroe, salutavo orgoglioso al mio passaggio la mia nonna Fiò, e l'Ottavian; per me andare al Nataleccio accompagnato da uno dei miei cugini significava esser grande, essere parte integrante di quel meraviglioso gruppo che con i propri canti inneggianti al Nataleccio facevano rimbombare le loro voci in tutta la valle gorfiglianese. Sì, ero uno di loro! Ricordi che mi fanno ancor oggi emozionare, dove nelle immagini che mi scorrono davanti posso ricordare i VERI PIONIERI di quel rione: la famiglia Tersitti al completo, Carlo e Francesco Ferri, Clemente Casotti, il "mì" Silverio, il Casali, l'Oliviero, l'Ugo della Grazia, naturalmente i "Tre Vecchi" e i miei due cugini Cristiano e Pietro. Dimenticavo, in quegli anni il tessitore era Angelo Casotti. Sì, è vero, mi sono fatto prendere un po' troppo dai ricordi e la mia penna sembra non arrestarsi più, ne avrei un milione di righe da scrivere su quello che era il NOSTRO Nataleccio, ma qui stiamo dando una notizia e non si può, bisogna rientrare nei ranghi. Come dicevo, i ragazzi di Culiceto, sono riusciti a dar il via a questa stagione nataleccistica, consapevoli del duro lavoro che li attende: perché fare il Nataleccio a Culiceto significa fare le cariche (grandi fasci di vegetali legati assieme) da caricarsi sulle spalle per portarle fin su, in cima alla Calamaia. Voglio indubbiamente, consapevole di che cosa significhi costruire il Nataleccio lassù, fare il mio più grosso in bocca al lupo a questi ragazzi, che oltre ad avere un appuntamento con il 24 Dicembre, dove le fiamme decreteranno l'andamento di tutta la stagione, dovranno essere consci di avere un appuntamento ancora più importante: quello con la storia!

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